Teatro

SALISBURGO, I MAESTRI CANTORI DI NORIMBERGA

SALISBURGO, I MAESTRI CANTORI DI NORIMBERGA

Salzburg, Grosses Festspielhaus,  “Die Meistersinger von Nürnberg”  di  Richard Wagner

MAESTRI CANTORI IN CASA DI BAMBOLA

I Maestri Cantori, l’unica opera “comica” composta da Wagner, è delle dieci la meno rappresentata. La commedia, avente per soggetto una riflessione moraleggiante sull’arte tedesca, non è facile da mettere in scena, oltre che per tema e durata, per un umorismo non proprio immediato non esente da pedanteria. Inoltre la sua spiccata “germanità“ è stata talvolta colta in chiave nazionalista con evidenti ricadute sulla popolarità. Salisburgo non fa eccezione, solo due le produzioni andate in scena nella lunga storia del festival:  la prima voluta da Toscanini alla fine degli anni ’30, la seconda  diretta da Von Karajan al Festival di  Pasqua nel ’74 . Stefan Herheim, il giovane regista della nuova produzione commissionata dal festival per celebrare il bicentenario wagneriano, ha privilegiato alla connotazione politica la dimensione umana, per non dire umanistica dell’opera, con brillanti intuizioni che hanno depurato la commedia borghese di inutili pesantezze rendendola una favola ironica e giocosa. E ci si diverte davvero!

Prima che inizi la musica Hans Sachs, in cuffia e camicia  da notte, cerca con ansia febbrile la giusta ispirazione poetica seduto alla scrivania. Sulle note dell’ouverture il ciabattino cantore tira un bianco velo in guisa di sipario su cui vengono proiettate le immagini dilatate e fluttuanti della stanza che, nel suo ondeggiare, introduce  in uno spazio onirico.
L’idea di concepire l’opera come sogno del protagonista non è nuova ma qui funziona particolarmente in virtù del riuscito impianto scenico di Heike Scheele che rappresenta, ingranditi a dismisura come attraverso una lente d’ingrandimento, alcuni dettagli dell’abitazione di Hans Sachs. La scrivania biedermeier di radica e legno chiaro costituisce lo spazio scenico del primo atto, in cui al confronto i vari personaggi sembrano lillipuziani che maneggiano a fatica volumi giganteschi e si siedono con sussiego su tappini d’inchiostro. Il gioco d’ingrandimento genera un’ironia bonaria e giocosa: nelle proporzioni  distorte i cantori appaiono inevitabilmente buffi (senza però risultare caricaturali) e fanno sorridere le loro disquisizioni erudite su metrica e vita in una casa di bambola.
Anche il secondo atto segue le stesse modalità e viene ambientato con un blow-up della stanza da lavoro con dettagli sovradimensionati come la gigantesca scarpa a cui lavora il ciabattino o la credenza la cui parte superiore funziona come balcone della camera di Eva.
Le luci di Olaf Freese sono funzionali a sottolineare l’iperrealismo dei dettagli ingigantiti, illuminano di una luce calda materiali e costumi (curatissimi gli abiti ottocenteschi di Gesine Völlm) per sottolineare l’atmosfera biedermeier, che si fa surreale quando nel sogno di una notte d’estate, prima della festa di Johannistag, irrompono sulla scena i personaggi delle fiabe: Biancaneve e i sette nani, Cappuccetto Rosso, Raperonzolo e il Gatto con gli stivali, che rendono coi loro modi irriverenti e incongrui divertente la rissa di quartiere e le botte a Beckmesser.

Nell’allestimento c’è solo un momento “cupo”, che non a caso risulta inutile e mal integrato con l’atmosfera prevalente, quando Hans Sachs alla fine del monologo sulla follia cade a terra e la scena si oscura come prefigurazione di quello a cui inevitabilmente conduce una politica nazionalista. Il colpo di genio si ritrova alla fine: un vecchio in berretto e camicia da notte si dispera alle prese con un manoscritto; ma  è Beckmesser, il sogno di Hans Sachs è diventato il suo incubo. Il “buon”-Hans Sachs e il “cattivo” -Beckmesser non sono forse le due facce della stessa medaglia?

La fortunata produzione, che sarà presto ripresa a Parigi e arriverà alla Scala nel 2018 si avvale di un cast di eccellenti cantanti-attori. Su tutti trionfa Michael Volle che fa di Hans Sachs, grazie a un fraseggio sottile e chiaroscurato e a un accento appassionato, una figura di straordinaria umanità e verità dove convivono in equilibrio malinconia, saggezza, buonsenso, ma anche desiderio. La linea di canto risulta un po’ affaticata alla fine, ma non ne inficia la presa emotiva.
Markus Werba è un Beckmesser  moderno, ben diverso dallo stereotipo caricaturale che fa del censore una macchietta senile. Giovane per la freschezza della voce ma anche per il modo di porgere il canto, dalla parola scolpita come si conviene a un cattedratico (e nella vita a un liederista) ma mai petulante, dotato di notevole verve scenica come quando abbarbicato alla lavagna scrive gli errori di metrica a testa in giù.
Bella voce lirica di timbro chiaro per il David dalla personalità ardente di Peter Sonn, giovane cantante austriaco da seguire. Note meno positive per la coppia d’innamorati: Roberto Sacca è inadatto al ruolo di Walther von Stolzing, la voce poco luminosa non trasmette ardore sognante e l’emissione è spesso faticosa. Anna Gabler è una Eva aggraziata ma la voce leggera se convince nei pianissimi introspettivi, manca di fermezza quando le  si richiede maggior impeto.
Georg Zeppenfeld è  un Veit Pogner dal canto ben cesellato e la figura del padre acquista aristocratica autorevolezza. Monica Bohinec è una Magdalene temperamentosa dalla voce particolarmente scura. Per ragioni di brevità citiamo solo gli altri cantanti: Thomas Ebenstein (Kunz Vogelgesang), Guido Jentjiens (Konrad Nachtigall), Oliver  Zwarg (Fritz Kothner), Benedikt Kobel (Balthasar Zorn), Franz Supper (Ulrich Eißlinger), Thorsten Scharnke (Augustin Moser), Karl Huml (Hermann Ortel), Dirk Aleschus (Hans Schwarz), Roman Astakhov (Hans Foltz).

Equilibrata e giocosa come si conviene a una commedia e soprattutto attenta a non coprire le voci, la direzione di Daniele Gatti, che, in sintonia con l’impostazione registica, evita enfasi e turgore sonoro a favore di un delicato lirismo appena screziato di una vena dolceamara. Dei Wiener incanta sempre la morbidezza e i colori dello strumentale ma in questa occasione il plauso per coinvolgimento e precisione va al coro preparato da Ernst Raffelsberger.

Grande successo di pubblico per tutti con meritate ovazioni al protagonista.

Visto a Salzburg il 24 agosto 2013

ILARIA BELLINI